La Teoria Delle Stringhe

Una Rivoluzione a metà.

E’ molto probabile che un ragazzino qualsiasi fantasioso e assonnato, camminando nella nebbia abbia pensato a un varco,a un mondo sconosciuto nascosto tra l’ovatta e la pioggia.
Un mondo nuovo, dietro la coltre nebbiosa, con cui allietare la fantasia.
La nostra è una supposizione un po’ una forzata, cinematografica, che va a dissipare subito quell’alone di mistero e misticismo che circonda questa branca dello studio della fisica: quella stringhista.

La Teoria delle stringhe è nata in tempi recenti nel campo della fisica, ed emerse durante studi nel Cern di Ginevra; dove un ricercatore italiano, Gabriele Veneziano, notò dei “movimenti” traducibili in sequenza matematica di una particella subatomica: l’adrone. Teoria-delle-stringhe-Filamenti-di-energia.jpg

Siamo nel 1968. Nella West Coast nasce la Flower Revolution, nelle sale del Cern la Fisica Stringhista.
Intuendo l’impossibilità di comprendere queste teorie con i sistemi matematici di allora, Veneziano applicò una vecchia formula matematica, tornando indietro di oltre duecento anni. La suddetta formula è nota come “Funzione Beta di Eulero”.

Fu proprio in quel momento che nacque la fisica stringhista, la fisica delle corde (“String” in inglese significa “corda”).
Ogni cosa (oggetti, persone, auto, pianeti ecc.) è composta da miliardi di atomi, a loro volta formati da decine di miliardi di quark. In breve, la teoria delle stringhe vede la possibilità che tutte le cose siano connesse.

La missione è arrivare a una “Teoria del Tutto”.

Dietro a questo nome romantico si nasconde la volontà umana di comprendere una teoria matematica perfetta, in cui la matematica quantistica e la teoria della relatività generale potessero interagire, al fine di rispondere a ogni fenomeno fisico conosciuto.
Queste parole non rendono l’idea dell’obiettivo reale della ricerca, ovvero quello di costruire un mondo nuovo. Infatti con la possibilità che ogni equazione fisica possa esser risolta, tutta la natura circostante assumerebbe una forma diversa: l’uomo potrebbe costruire strutture enormi per viaggiare nello spazio; trovare nuovi modi per produrre e distribuire energia; risolvere problemi cronici e millenari che tormentano la specie umana da millenni, come le carestie.
La Teoria del tutto, quindi, avrebbe potuto rappresentare la più grande rivoluzione della storia umana.
Dunque lo stringhismo iniziò con lo studio di diversi “mondi della fisica”, come quello della materia o delle radiazioni per arrivare a “mondi” più complessi, come quello dello spazio o quello del tempo.
Ben presto lo stringhismo si diffuse nel mondo della fisica, al pari della Beat Generation o del Post Modernismo nella letteratura, portando all’elaborazione di numerose teorie.
Difatti nel corso dei successivi venti anni , quasi tutti i fisici si sono cimentati nel tentativo di comprendere a pieno la fisica delle stringhe.
In questo vasto gruppo trovano spazio diversi ricercatori e studiosi italiani, popolo di Santi, Navigatori, Poeti e Fisici Teorici.
Sono sempre stati presenti, tuttavia, problemi non da poco:
la Teoria, nonostante il suo fascino, non può con i soli dati sperimentali trovare un posto nelle Teorie scientifiche certe.
Rimase quindi nella bonaccia del fascino della sua promessa di unificare ogni forza e ogni materia, senza però riuscirvi.
Ciò nel corso degli anni ha lentamente eroso il mondo scientifico stringhista, che nel tempo è stato relegato sempre più ad un ruolo marginale.
Oggi, infatti, l’universo stringhista viene definito come “senza rivoluzione definitiva e risolutiva”, dal momento che non è riuscito ancora ad arrivare ad una teoria finita e applicabile. Ha conseguito tuttavia un notevole slancio con l’apporto della prima rivoluzione stringhista.
Questa fu frutto di un calcolo di due ricercatori nel 1984 Schwarz e Green.
La teoria delle stringhe risultò immune a diverse anomalie matematiche che affliggevano in maniera patologica diverse teorie coerenti, stringhiste e non.
Ancora oggi a distanza di trent’anni per tutti gli stringhisti , quel giorno d’autunno del 1984 rappresenta una base empirica su cui costruire tutti gli spazi di questa teoria.
Bisogna continuare la costruzione della Teoria e non demordere davanti alle insidie che possono sorgere.
D’altronde come disse Eraclito :“alla Natura piace nascondersi”.
Quindi ogni qualvolta che vediamo un fenomeno fisico,magari dandolo per scontato,come una nebbia capace di avvolgere un bosco in un autunno,dobbiamo essere consapevoli che ciò che vediamo può essere diverso da ciò che appare.

Alessandro D’Uffizi

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